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Il TAR boccia (per il momento) il tentativo del governo di limitare la libera circolazione del CBD

Il decreto del Ministero della Salute sospeso ha sollevato questioni dal punto di vista legale e scientifico

Nel contesto attuale della regolamentazione dei prodotti a base di cannabidiolo (CBD) in Italia, una recente decisione del TAR del Lazio ha aperto un nuovo capitolo nel dibattito sulla classificazione e il controllo di questi prodotti. Il decreto del Ministero della Salute, che inseriva i prodotti orali a base di CBD tra i medicinali stupefacenti, limitandone la vendita a prescrizione medica, è stato sospeso dal TAR, sollevando questioni significative sia dal punto di vista legale che scientifico.

La decisione del governo non è stata così inaspettata come alcuni pensano: d'altronde una certa parte politica ha da sempre mostrato diffidenza verso la marijuana e la canapa legale che, in base alla normativa vigente dal 2016, possono essere acquistate in maniera del tutto lecita presso i rivenditori specializzati del settore come Justbob, tra i primi in Italia a inserirsi sul mercato.

Ad ogni modo, il 'duello' tra Ministero della Salute e TAR porta alla luce le criticità che ancora permangono in materia di status legale dei prodotti a base di cannabidiolo. Nel seguente articolo analizzeremo la vicenda esaminando i motivi che hanno spinto il tribunale laziale a sospendere il decreto e quali sono gli effetti che quest'ultimo potrebbe esercitare sul mercato nazionale se in futuro venisse revocata la sospensione stessa.

Come e perché il TAR del Lazio ha deciso di sospendere l'iniziativa del governo contro il CBD

In una recente e significativa svolta legale, il TAR del Lazio ha sospeso il decreto del Ministero della Salute riguardante il cannabidiolo (CBD), una molecola non psicotropa e priva di effetti di dipendenza, naturalmente presente nella pianta di cannabis. Questa decisione arriva dopo che il decreto ministeriale aveva inserito i prodotti a uso orale contenenti cannabidiolo tra i medicinali stupefacenti, limitandone così la vendita al circuito farmaceutici.

La decisione del TAR del Lazio ha sollevato notevoli dibattiti e discussioni. La sospensione del decreto è stata influenzata dalla valutazione dei giudici, i quali hanno ritenuto che non fossero sufficientemente dimostrati i rischi di una possibile dipendenza da CBD. D'altronde è stata la stessa Corte di Giustizia europea ad affermare che il CBD non può essere considerato uno stupefacente.

Inoltre, hanno osservato che la motivazione del decreto appariva carente in termini di integrazione istruttoria e non sufficientemente chiara riguardo ai concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica.
L'udienza di merito sulla questione è stata fissata per il 16 gennaio 2024, mantenendo quindi valida la sospensione del decreto fino a tale data.

Queste le conseguenze del decreto del Governo sul settore della canapa legale

Prima della sospensione del decreto, le restrizioni imposte sui prodotti a base di CBD avevano creato incertezza e difficoltà operative per le aziende del settore. La classificazione del CBD come sostanza stupefacente aveva limitato la vendita dei prodotti orali a base di CBD esclusivamente alle farmacie, con la necessità di prescrizione medica. Questo cambiamento aveva imposto restrizioni significative sulle modalità di vendita e distribuzione di tali prodotti, influenzando negativamente il mercato.

Le aziende del settore hanno segnalato un aumento delle attenzioni da parte delle forze dell'ordine, con frequenti sequestri e controlli, che hanno ulteriormente aggravato la situazione. Queste circostanze hanno portato a un clima di incertezza e pressione per gli imprenditori, che hanno espresso preoccupazioni per la sostenibilità delle loro attività commerciali.

La decisione del TAR, sospendendo il decreto, ha offerto un temporaneo sollievo al settore, consentendo la continuazione della vendita dei prodotti a base di CBD per uso orale. Questo ha permesso alle aziende di riprendere le loro attività normali, sebbene l'incertezza permanga in attesa della decisione definitiva, prevista per il 16 gennaio 2024.

Le reazioni al decreto del Ministero della Salute

Il decreto del Ministero della Salute ha scatenato una serie di reazioni e critiche da vari settori della società. Queste risposte hanno evidenziato non solo le preoccupazioni legali e normative, ma anche le implicazioni più ampie per l'industria della canapa e la libertà di impresa in Italia.

Le principali critiche sono emerse dagli imprenditori dell'industria della canapa, i quali hanno espresso profonda preoccupazione per le ripercussioni del decreto sulla loro attività. Hanno sottolineato come le restrizioni imposte avessero creato incertezza e difficoltà operative, influenzando negativamente il mercato e limitando ingiustamente le modalità di vendita e distribuzione dei loro prodotti.

Inoltre, c'è stata una significativa opposizione dal punto di vista della mancanza di prove scientifiche sufficienti sulla dipendenza da CBD e della necessità di basare le decisioni normative su dati concreti e chiari. Questa sfida legale ha riflettuto una più ampia preoccupazione riguardo alla correttezza e alla trasparenza dei processi decisionali governativi.

Anche le organizzazioni della società civile e i gruppi di difesa hanno espresso critiche, sottolineando l'importanza di un approccio equilibrato e informato nella regolamentazione dei prodotti a base di canapa. Hanno richiamato l'attenzione sulla necessità di bilanciare le preoccupazioni di sicurezza pubblica con il sostegno all'innovazione industriale e alla libertà di mercato.

In conclusione

La recente sospensione del decreto del Ministero della Salute sul CBD da parte del TAR del Lazio rappresenta un momento cruciale per l'industria della canapa, il dibattito sulla politica sanitaria e la comprensione scientifica delle sostanze derivate dalla cannabis in Italia. Questa decisione mette in luce la necessità di bilanciare le politiche di regolamentazione con una solida base di evidenze scientifiche, soprattutto quando si tratta di sostanze le cui proprietà e potenziali effetti sulla salute pubblica non sono ancora pienamente compresi.

L'attenzione del TAR alla mancanza di prove scientifiche concrete sulla dipendenza da CBD e la sua decisione di sospendere il decreto hanno offerto un sollievo temporaneo all'industria della canapa, ma hanno anche sollevato domande più ampie sull'approccio regolamentare e sulla necessità di ricerche più approfondite. La situazione evidenzia l'importanza di politiche informate e misurate che non solo proteggano la salute pubblica ma sostengano anche le industrie legittime e la ricerca scientifica.

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