Raffaele De Cesare
Raffaele De Cesare
Le interviste "possibili"

Raffaele De Cesare

Conosciamo un illustre spinazzolese

"Era nato a Spinazzola, nella forte città della Murgia dai cittadini, come lui, fisicamente e moralmente forti. Ad essa in quest'ora dolente mando l'espressione del mio cordoglio, a cui sono sicuro, si accorderà la camera tutta, di cui Raffaele De Cesare fu per tanti anni lustro e decoro. (vive approvazioni)" così l'on. Raffaele Cotugno il 29 novembre 1918, commemora alla camera dei deputati il sen. Raffaele De Cesare.

Proprio così, sono Raffaele De Cesare e mi onoro di essere nato a Spinazzola l'11 novembre 1845 da mio padre Antonio, possidente (fratello dell'economista Carlo) e dalla dolce mamma Teresa Mandoi. In casa si respirava un'aria colta e impegnata politicamente nella tradizione liberale. Purtroppo mio padre venne a mancare troppo presto ed io fui inviato a studiare presso il seminario di Molfetta, dove conobbi alcuni tra gli illustri protagonisti dell'Italia post unitaria: C. Cafiero, A. Angiulli e G. Salvemini. In seguito mi recai a Napoli per studiare scienze politiche e giurisprudenza , l'ambiente partenopeo era molto fervente a causa dell'Unità d'Italia appena raggiunta e mi avvicinai alla Destra storica con R. Bonchi, V. Imbriani, G. Fortunato, S. Spaventa . Ero appassionato della scrittura e della storia e iniziai ad occuparmi del Mezzogiorno (Classi operaie in Italia ,1868).

Sono sempre stato molto curioso, dinamico e dotato di un grande spirito di osservazione e indagine pertanto scelsi la strada del giornalismo, ho scritto su La Patria, La Nuova Patria, l'Unità nazionale, il Corriere di Napoli, la Nuova Antologia, la Rassegna nazionale, spesso usavo pseudonimi diversi scherzosi e ironici, come Fra' Pacomio, Lino di Volterra, Memor, Simmaco. Avevo anche una fede cattolica molto radicata e decisi di trasferirmi a Roma e per scrivere libri e articoli sul mondo ecclesiastico e sulla curia romana. Più avanti sono stato tra tra i fondatori de il Corriere della Sera, e ho collaborato anche con il Mattino, il Corriere delle Puglie, L'opinione, e le riviste Rassegna settimanale, Rassegna pugliese. Ho sempre avuto cuore, come giornalista prima e come deputato poi, il problema dei rapporti tra Stato e Chiesa.

Ho trattato il tema dell'arretratezza del sud, nella sua opera più corposa: La fine di un Regno per il quale ho impiegato tutte le mie energie cercando di dipingere con ampie pennellate le sfumature di un'epoca appena tramontata. Il mio amico Benedetto Croce mi ha definito: "De Cesare è un curioso e intelligente ricercatore cui si riconosce il merito di aver raccolto testimonianze inedite altrimenti destinate all'oblio". Il mio impegno culturale era animato anche dal fervente desiderio di partecipare attivamente alla vita politica, ma non fui eletto nel mio paese natio, intinto di democrazia "pugnacissima" che non appoggiò il mio comitato monarchico-liberarale. Il mio desiderio si realizzò nel 1897 quando, su consiglio del marchese di Roudinì, decisi di candidarmi in Terra D'Otranto e fui eletto nel collegio di Manduria. Come deputato ho sempre difeso la Puglia e i pugliesi di cui ho sempre messo in rilievo i valori morali e il nobile senso di dignità. Mi sono occupato della crisi vinicola, della difesa dell'olivo e del suo prodotto (sono stato presidente degli olivicultori) mi sono battuto per una legislazione che impedendo le sofisticazioni e limitando le importazioni potesse garantire alla produzione pugliese le migliori condizioni di mercato.

Ho sostenuto le opere pubbliche primarie quali la ferrovia e l'acquedotto oltre che l'apertura di numerose scuole. A Montecitorio De Cesare sono stato molto attivo non ho lesinato critiche e scontri aperti con Giolitti, mettendone in discussione la moralità politica, cosa che mi costò le rielezioni nel 1904 quando Giolitti divenne capo del Governo. Sono riuscitoa riprendere la vita politica solo nel 1910 quando fui nominato senatore, primo ministro Sonnino, sostenuto dalle riviste sulla quali scrivevo che organizzarono un'adunanza pubblica a Trani.

Nella "Camera alta" ripresi indefessamente la difesa degli interessi della Puglia, anche ero contro il suffragio universale, per me prematuro a causa del diffuso analfabetismo, come pure fui contro l'indennità ai deputati. Prima della Grande Guerra fui tra i neutralisti ma quando la guerra divenne realtà dopo partecipai alle iniziative a favore dei soldati e delle loro famiglie. Un saluto a tutti voi lettori lo riprendo dalla Rassegna Pugliese del 1889 " Chissà che dallo studio della storia, non si acquisti la coscienza dei nuovi doveri, e un forte soffio di vita nuova non venga a sollevarci dalla palude, nella quale si affonda! E in tale dolce speranza, cari amici, credete all'affetto inalterabile del vostro Raffaele De Cesare.
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