25 novembre, Cgil Bat: “Donne libere dalla violenza nel lavoro (e non solo)”

Le riflessioni delle donne del sindacato in occasione della giornata contro la violenza sulle donne

sabato 24 novembre 2018 16.08
"Donne libere dalla violenza nel lavoro". È questo lo slogan scelto dalla Cgil, insieme agli altri sindacati, per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre. Secondo gli ultimi dati dell'Istat, le donne che nel corso della loro vita hanno subito molestie, da quelle verbali e quelli fisiche fino a quelle sul web, sono quasi 9 milioni. Sono un milione e 173 mila quelle che hanno subito molestie o ricatti sul posto di lavoro, vale a dire l'8,5 percento delle lavoratrici. Soltanto lo 0,7 per cento però lo denuncia per il timore di perdere il lavoro o per la vergogna di essere giudicata. Questi numeri parlano di un fenomeno che esiste e che soprattutto continua a non cambiare.
"È da qualche anno che ci troviamo a riflettere sul dramma dei femminicidi e della violenza contro le donne. Anche oggi lo facciamo. Purtroppo la violenza cieca e brutale sulle donne è una violazione dei diritti umani, è una forma di discriminazione che comprende tutti gli atti di violenza suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, psicologica o economica. Sono tante le donne che nel corso della vita hanno subito molestie o ricatti sul posto di lavoro. Si pensi alle tante braccianti per lo più straniere vittime di abusi nelle campagne, sottopagate e costrette a non denunciare per non perdere il posto di lavoro. Noi come Cgil, come Flai vogliamo ribadire il nostro impegno per far sì che il luogo di lavoro sia un luogo sicuro e rispettoso della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori". Così Dora Lacerenza, segretaria Flai Cgil Bat.
Tina Prasti, segretaria generale Filcams Cgil Bat fa sue le riflessioni di un gruppo militanti e dirigenti sindacali nella convinzione che spetta innanzitutto agli uomini l'impegno nel sostenere con forza la difesa, la tutela e la promozione dei diritti civili delle donne. "È necessario un forte e quotidiano impegno civile, culturale e politico quotidiano anche degli uomini, in una più stretta e positiva relazione con le donne, così come il battersi per la certezza della pena per chi – a casa, sul lavoro, per la strada – fa violenza sulle donne o contro qualsiasi tipo di discriminazione nei luoghi di lavoro. Vogliamo continuare e rafforzare l'impegno sindacale nella contrattazione per definire strumenti che favoriscano le pari opportunità e determinino l'emersione e la conseguente eliminazione di atteggiamenti discriminatori".
"Come funzione pubblica, vogliamo riportare l'attenzione sulla necessità della nascita di una rete fatta di pubblico e privato che supporti percorsi privilegiati di accesso e reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenza, creando anche concrete politiche di conciliazione famiglia-lavoro per agevolare la presenza in azienda delle donne. Un obiettivo che in altre regioni è stato già raggiunto. il mio pensiero oggi va anche a tutti gli operatori territoriali, dei servizi sociali, ai sanitari, alle forze dell'ordine e ai lavoratori delle carceri, sia del pubblico che del terzo settore, ringraziandoli per l'importante opera che svolgono in termini di prevenzione, controllo e supporto per la collettività. A livello nazionale la Fp si è data uno slogan: 'F.P. Funzione pubblica, Femminile plurale. #CiSiamo'. Ebbene, mi piace sottolineare quel #CiSiamo, ribadendo il nostro impegno ad essere vicini a tutti i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego", aggiunge Liana Abbascià, segretaria generale Fp Cgil Bat.
"La Flc Cgil chiede rispetto per le donne, ogni forma di violenza su di loro va estirpata. Sta diventando ormai una piaga sociale che vede vittime le donne, proprio quelle donne che tanto hanno lottato per l'emancipazione e la parità dei diritti. Ora si sta assistendo ad una paurosa involuzione e questo è inammissibile ed inconcepibile. È proprio nella scuola, proprio quella scuola che vede una presenza rilevante di donne, che bisogna formare le coscienze, seminare il rispetto per l'essere umano in genere e per la donna in particolare. Diciamo basta alla violenza sulle donne, la vita è donna rispettiamola!", esclama Angela Dell'Olio, segretaria Flc Cgil Bat.
"Tra le varie forme di discriminazione e di violenza quella perpetrata nei posti di lavoro è particolarmente disumana e oppressiva", continua Daniela Fortunato, segretaria generale Nidil Bat. "È un problema nascosto ma con conseguenze concrete. La disoccupazione spinge molte donne a trovare occupazione in settori diversi dalle proprie aspettative e desideri. È il caso per esempio delle lavoratrici di call center: tempi serrati e ritmi elevatissimi. Obiettivo è chiudere il più presto possibile, accontentare il committente e moltiplicare gli utili ma non la paga. Spesso si tratta di lavoratrici giovanissime, con una laurea in tasca, la voglia di dimostrare a sé stesse e agli altri di aver studiato qualcosa di utile e importante e con tante aspettative sul futuro".
"Parlare del mondo delle donne non è sempre facile, mi soffermo su ciò che vivo quotidianamente da operaia calzaturiera. Vivere nelle aziende è sempre più difficile – osserva Angela Seccia, della Filctem Cgil Bat/Foggia –, a causa della crisi di settore che da anni attanaglia anche il nostro territorio. A ciò si aggiunga il taglio degli ammortizzatori sociali che ci permetteva di resistere e che adesso mette a repentaglio i posti di lavoro. Perseguendo ogni giorno l'obiettivo della giustizia sociale, noi della Cgil ci battiamo per eliminare le discriminazioni a partire dai posti di lavoro perché la dignità delle donne va riconosciuta e rispettata ovunque".
"La Fisac a livello nazionale – spiega la segretaria generale della categoria nella Bat, Laura Liegi – in occasione del 25 novembre riflette sul volto della violenza che non è solo maschile ma ha anche i tratti di una cultura che sta arretrando nel riconoscimento dei diritti e della libertà di autodeterminazione della donna, che sta riaffermando stereotipi del passato, che si arrende in modo strumentale davanti alla necessità di riconoscere e valorizzare le differenze. Dire no alla violenza sulle donne significa creare le condizioni affinché chi la subisce possa sentirsi libera di denunciare, vuole dire opporsi e reagire ai numerosi tentativi di attacco alla dignità della donna e, più in generale, alla cultura conservatrice e antifemminista che stanno cercando di imporre nel nostro Paese e non solo".
"Il sostegno delle iniziative per la tutela delle donne deve ripartire da una nuova contrattazione sociale. A fianco dei diritti civili delle donne, deve esserci il supporto di una società consapevole che i diritti devono essere garantiti a tutti e difesi. Accessibili a chi è vittima di violenza, attraverso gli investimenti sui consultori e sulle associazioni che operano sul territorio per la difesa delle donne. Dobbiamo aiutare chi contribuisce a non ignorare più il problema, affinché la denuncia possa essere diventare un valore fondamentale per una società più giusta. Come sindacato dei pensionati siamo impegnati a sostegno dei diritti civili e sociali di tutte le donne senza distinzione alcuna", conclude la segretaria dello Spi Bat, Maria Pia Filannino.