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Ritorno zona arancione, impatto drammatico su ristorazione e agriturismi

Coldiretti: «Una perdita di fatturato mensile di quasi 170 milioni di euro»

Sono oltre 9mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e quasi 200 gli agriturismi chiusi in provincia di Foggia, BAT -come Spinazzola insieme ad Andria, Barletta e Bisceglie - e nei 2 comuni di Altamura e Gravina in provincia di Bari, rientrate con una ordinanza regionale in zona arancione, con una perdita di fatturato mensile di quasi 170 milioni di euro ed un drammatico effetto a valanga sull'intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia sulle conseguenze della ordinanza della Regione Puglia con la serrata imposta dalle misure anti contagio in aree provinciali della regione dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa.

In zona arancione, caratterizzata da 'uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto', è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali.

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua Coldiretti Puglia - si fanno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

"In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione e l'agriturismo rappresentano addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l'economia e l'occupazione in un settore chiave del Made in Italy", afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Lo scenario è reso anche più drammatico dalla decisione di impedire gli spostamenti tra i comuni, senza alcuna distinzione nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno che colpisce duramente le 876 strutture agrituristiche regionali, principalmente situate in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi, con la necessità di adeguare le misure dell'ultimo DPCM per le feste di fine anno, al fine di evitare di favorire gli assembramenti in città con lo stop agli spostamenti nelle campagne.

"La possibilità per le strutture della ristorazione di rimanere aperti a pranzo durante le festività a pranzo – denuncia Filippo De Miccolis, presidente di Terranostra Puglia, associazione agrituristica di Coldiretti - è vanificata dai limiti agli spostamenti tra comuni che impedisce agli ospiti di raggiungere le campagne, riducendo peraltro la pressione e gli assembramenti nelle città. Un vero paradosso se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all'aperto, che sono forse i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Si tratta dunque di una misura illogica ed insostenibile che colpisce anche gli agriturismi pugliesi che per la crisi generata dalla pandemia hanno giù perso oltre 150 milioni di euro", insiste il presidente De Miccolis.

I limiti imposti per le festività di fine anno – precisa la Coldiretti – arrivano dopo che il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua mentre durante l'estate ha pesato l'assenza praticamente totale degli stranieri che in Puglia rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi.

Servono dunque ristori immediati e un piano nazionale – conclude Coldiretti Puglia - che metta in campo tutte le azioni necessarie per non far chiudere per sempre attività come gli agriturismi che rappresentano un modello di turismo sostenibile grazie ai primati nazionali sul piano ambientale ed enogastronomico.
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