​Allarme carni lavorate, in Puglia si spendono 102 euro al mese

Indagine di Confartigianato, Verna: «Qualità ed equilibrio garanzia di salute»

domenica 1 novembre 2015 13.30
A cura di Stefano Massaro
«L'alimentazione è corretta solo quando la dieta alimentare che si segue è equilibrata. Come affermano gli esperti e confermano sia gli studi che la prassi, ciascun alimento, assunto nelle dovute quantità, non arreca un danno bensì un beneficio: sono le indicazioni della famosa "piramide alimentare". È la qualità del prodotto che si consuma a fare la differenza». Così Giuseppe Verna, presidente degli artigiani alimentaristi di Confartigianato Imprese Puglia, commenta l'allarme sulle carni lavorate lanciato in questi giorni dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. «Non bisogna farsi contagiare da facili allarmismi. L'indicazione dell'OMS può spaventare, ma è semplicemente dovuta al fatto che la classificazione dell'Organizzazione mondiale della sanità si limita ad individuare gli elementi dannosi senza classificarli in base al danno che producono». Per una persona, il rischio di sviluppare una patologia a causa del consumo di carne processata resta piccolo, ma aumenta in proporzione alla carne consumata. E gli italiani sono ben al di sotto delle soglie di pericolo.

In base ad un'elaborazione del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat, la spesa media delle famiglie pugliesi, per l'acquisto di carne (bovina, suina, pollame, conigli, selvaggina e salumi) ammonta a 102,89 euro al mese, mentre in Italia è di 106,84 euro e nel Mezzogiorno di 111,19 euro, di cui 41,23 euro per le carni bovine, 13,75 per quelle suine, 25,88 per pollame, conigli e selvaggina e 21,18 per salumi. Al Sud, il 26,3 per cento dei consumatori non cambierebbe quantità né qualità, il 50,6 diminuirebbe la quantità, il 12, invece, la qualità ed infine l'11,10 diminuirebbe quantità e qualità. Ricorda Verna che «la media del consumo di carni processate da parte degli Italiani è pari alla metà di tale dato. È chiaro – commenta – che il problema non è il consumo di carne in quanto tale bensì il consumo di carni che vengono sottoposte a particolari ed invasivi procedimenti modificativi. Certo bisogna scegliere con coscienza ma anche con la serenità data dalla consapevolezza che i prodotti di qualità sono garanzia di genuinità. In particolare, le aziende artigiane adottano procedimenti tradizionali che non alterano, bensì preservano le caratteristiche originali delle carni ed il loro valore nutrizionale, sottolineato anche dall'OMS. D'altra parte lo stesso consumatore potrà valutare al meglio il prodotto leggendo attentamente l'etichetta. Come Confartigianato – conclude il presidente – da sempre siamo in prima linea nella promozione di una delle bandiere del Made in Italy, la dieta mediterranea, come viatico di benessere e salute».