
Attualità
Corato-Poggiorsini, 53 anni dopo: non cessa il mistero attorno al drammatico incidente aereo
Domani l'anniversario del peggior incidente aereo mai verificatosi in Puglia
Spinazzola - mercoledì 29 ottobre 2025
14.47
C'è una storia che continua ancora oggi ad essere motivo di memoria e mistero nel territorio dell'Alta Murgia. Sulla SP 39 che collega Corato e Poggiorsini, una grande croce scura svetta solitaria tra i silenzi e gli odori del posto. Sotto una lapide con 27 nomi: sono le vittime dell'incidente aereo verificatosi il 30 ottobre del 1972.
Il Fokker F27 nel volo di linea 327 ATI partì da Napoli alle 20.00 con 20 minuti di ritardo sull'orario prestabilito. La tratta prevedeva uno scalo a bari per poi proseguire verso Brindisi. Presero parte al volo oltre ai 22 passeggeri, il comandante Giuseppe Cardone, il secondo pilota Bruno Cappellini, l'ufficiale di rotta Antonio Di Bella e altri due tecnici di volo fuori servizio, Bruno Malevolti e Mauro Parlapiano.
Se per circa venti minuti l'aereo riuscì a mantenere i contatti con la torre di controllo di Capodichino, alle 22.40 i collegamenti si interruppero. L'aereo precipitò sulla stalla di una masseria, uccidendo circa 200 animali tra pecore e vitelli, ma lasciando illesi Giuseppe Rutigliano, la moglie Eugenia Tarantino e il figlio di 10 anni Paolo, i tre residenti della masseria che in quel momento stavano cenando.
Seppur i soccorsi furono immediati, non fu possibile portare in salvo nessuna delle 27 vittime (fra cui un molfettese e quattro baresi).
Tante le congetture che si sono susseguite negli anni: alcuni contadini affermarono di aver visto l'aereo precipitare lasciando una scia di fuoco facendo pensare ad un incendio al motore, altri raccontarono di un'esplosione durante lo schianto.
La comunicazione del pilota in cui affermava che si preparava all'atterraggio a vista (l'aeroporto all'epoca non era dotato di apparecchiature radar per un controllo del traffico né del sistema di atterraggio strumentale di precisione ILS) e l'altimetro, che segnalava la quota esatta di 460 metri sul livello del mare, fecero ipotizzare un errore dei piloti.
A questo evento è collegata una curiosa caratteristica che per alcuni è stata la causa del disastro: secondo alcuni, infatti, il posto sarebbe dotato di un forte magnetismo. Non sembra essere un caso se con motore spento, marcia in folle, nessun freno inserito, qualsiasi mezzo inizierà a scivolare all'indietro, quasi attratto da una forza misteriosa.
In realtà non è altro che un effetto ottico causato dalla particolare conformazione del territorio. Si tratta di una salita in discesa secondo cui quella che appare come una discesa è in realtà una leggera salita, seppur minima. Essendo quindi la strada in salita, messa in folle, ridiscende all'indietro.
Escludendo l'influenza del luogo, c'è un'ipotesi attribuibile alla responsabilità del mezzo: il noto "Disastro aereo delle Ande" di pochi giorni prima, il 13 Ottobre 1972, è avvenuto sempre con un Fokker F27, lo stesso modello di aereo che poi ha causato altri incidenti.
A distanza di 53 anni il mistero continua ad essere motivo di curiosità non solo dei residenti delle zone limitrofe, ma anche dei turisti.
Il Fokker F27 nel volo di linea 327 ATI partì da Napoli alle 20.00 con 20 minuti di ritardo sull'orario prestabilito. La tratta prevedeva uno scalo a bari per poi proseguire verso Brindisi. Presero parte al volo oltre ai 22 passeggeri, il comandante Giuseppe Cardone, il secondo pilota Bruno Cappellini, l'ufficiale di rotta Antonio Di Bella e altri due tecnici di volo fuori servizio, Bruno Malevolti e Mauro Parlapiano.
Se per circa venti minuti l'aereo riuscì a mantenere i contatti con la torre di controllo di Capodichino, alle 22.40 i collegamenti si interruppero. L'aereo precipitò sulla stalla di una masseria, uccidendo circa 200 animali tra pecore e vitelli, ma lasciando illesi Giuseppe Rutigliano, la moglie Eugenia Tarantino e il figlio di 10 anni Paolo, i tre residenti della masseria che in quel momento stavano cenando.
Seppur i soccorsi furono immediati, non fu possibile portare in salvo nessuna delle 27 vittime (fra cui un molfettese e quattro baresi).
Tante le congetture che si sono susseguite negli anni: alcuni contadini affermarono di aver visto l'aereo precipitare lasciando una scia di fuoco facendo pensare ad un incendio al motore, altri raccontarono di un'esplosione durante lo schianto.
La comunicazione del pilota in cui affermava che si preparava all'atterraggio a vista (l'aeroporto all'epoca non era dotato di apparecchiature radar per un controllo del traffico né del sistema di atterraggio strumentale di precisione ILS) e l'altimetro, che segnalava la quota esatta di 460 metri sul livello del mare, fecero ipotizzare un errore dei piloti.
A questo evento è collegata una curiosa caratteristica che per alcuni è stata la causa del disastro: secondo alcuni, infatti, il posto sarebbe dotato di un forte magnetismo. Non sembra essere un caso se con motore spento, marcia in folle, nessun freno inserito, qualsiasi mezzo inizierà a scivolare all'indietro, quasi attratto da una forza misteriosa.
In realtà non è altro che un effetto ottico causato dalla particolare conformazione del territorio. Si tratta di una salita in discesa secondo cui quella che appare come una discesa è in realtà una leggera salita, seppur minima. Essendo quindi la strada in salita, messa in folle, ridiscende all'indietro.
Escludendo l'influenza del luogo, c'è un'ipotesi attribuibile alla responsabilità del mezzo: il noto "Disastro aereo delle Ande" di pochi giorni prima, il 13 Ottobre 1972, è avvenuto sempre con un Fokker F27, lo stesso modello di aereo che poi ha causato altri incidenti.
A distanza di 53 anni il mistero continua ad essere motivo di curiosità non solo dei residenti delle zone limitrofe, ma anche dei turisti.
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